Lesioni della Cuffia dei Rotatori

Anatomia e principi di biomeccanica

La cuffia dei rotatori è formata da quattro tendini che permettono, congiuntamente con il deltoide e i muscoli scapolari, il movimento della spalla sui vari piani dello spazio. I tendini che formano la cuffia sono: Sottoscapolare, Sovraspinato, Sottospinato, Piccolo Rotondo. Il Capo Lungo del Bicipite attraversa l’articolazione e almeno in parte sembra coadiuvare la cuffia nella funzione di depressore della testa dell’omero. L’alterazione dell’azione della cuffia per una lesione del Sovraspinato e del Sottospinato porta inevitabilmente al prevalere dell’azione del Deltoide che quindi spinge la sommità della testa dell’omero (e pertanto la cuffia), contro l’acromion. Tale situazione è evolutiva col progredire dell’età e con l’aumentare dell’ampiezza della lesione tendinea.

Epidemiologia e Fattori di Rischio

La rottura della cuffia dei rotatori, a spessore parziale o totale, è presente in maniera asintomatica in una percentuale considerevole della popolazione. La percentuale tocca il 20% della popolazione ed è più probabile che affligga l’arto dominante. i maggiori fattori di rischio sono l’età e la presenza di traumi ripetuti. Esistono delle evidenze scientifiche che ci sia una predisposizione genetica alla lesione della cuffia dei rotatori che porta alla presenza di una lesione controlaterale non sintomatica nel 33,5% dei casi. Il fumo di sigaretta è fortemente associato con la presenza di una lesione della cuffia dei rotatori.

Diagnosi

La diagnosi di lesione della cuffia dei rotatori è clinica e si avvale dell’utilizzo di decine di test funzionali che permettono di diagnosticare non solo i differenti tendini interessati ma persino le dimensioni della lesione. Chiaramente la diagnosi clinica non è sufficiente per poter dare indicazioni terapeutiche poiché non è in grado di stabilire l’età e la qualità dei tessuti interessati. Gli esami fondamentali sono: RX, Ecografia e RM.

Atrofia Muscolare

Le fibre muscolari dei muscoli della cuffia vanno incontro a un’evoluzione fibro-adiposa e all’atrofia muscolare con il passare del tempo dall’inizio della lesione tendinea. Un muscolo atrofico e con fibre muscolari sostituite da tessuto adiposo non ha più caratteristiche tali da garantire un recupero della forza nel post-operatorio oltre a essere soggetto ad un’alta percentuale di recidiva.

Trattamento Chirurgico

Nei pazienti più giovani ed attivi, soprattutto in caso di lesione traumatica e con disturbo funzionale, è previsto il trattamento chirurgico. Tale trattamento chirurgico, un tempo effettuato sempre a cielo aperto, ora viene effettuato prevalentemente in artroscopia. L’artroscopia permette di accedere all’articolazione con piccoli accessi chirurgici. Non deve essere considerato un intervento in tono minore poiché con tale via si eseguono le stesse procedure chirurgiche del “cielo aperto”, ma ha il principale vantaggio di essere più conservativo sui tessuti molli circostanti.

Recidive Post-Chirurgiche

Una lesione della cuffia dei rotatori, insorta in maniera traumatica o degenerativa, può andare incontro ad una recidiva di rottura. Tale recidiva varia dal 10% al 90% del totale dei pazienti trattati chirurgicamente ed è in stretta relazione alla quantità del tessuto tendineo. I fattori di rischio più importanti sono l’età oltre i 65 anni e la grandezza della lesione.

Riabilitazione Post-Chirurgica

La riabilitazione è una parte fondamentale del programma chirurgico e una sua sottovalutazione può determinare un insuccesso dello stesso. Anche in questo caso sono previste varie fasi che permettono nello stesso tempo la guarigione biologica del tendine e il recupero del normale movimento della spalla su tutti i piani.
Fase 1 – Recupero del ROM completo e Controllo del dolore
Non prevede l’utilizzo di farmaci antinfiammatori, ma solo di analgesici. La riabilitazione prevede una cauta mobilitazione passiva, sia a cura del fisioterapista, sia autoassistita. Questa fase normalmente si sovrappone alla successiva e deve tener conto del tempo biologico di guarigione del tendine che è di circa 6 settimane.
Fase 2 -Recupero dell’articolarità attiva
Il recupero del movimento attivo dovrebbe iniziare a circa 5 settimane dall’intervento con una cauta mobilitazione attiva associata ad una rieducazione in acqua. L’acqua permette una riduzione dei carichi e pertanto permette a un tendine in via di guarigione il recupero passivo della forza.
Fase 3 – Esercizi di potenziamento
Normalmente non prima di 8-10 settimane dall’intervento. Tali esercizi vanno effettuati con elastici leggeri e ripetizioni frequenti.
Fase 4 – Programma di mantenimento
Può durare fino a un anno dall’intervento e deve essere gestito dal paziente in prima persona, sotto la supervisione di un fisioterapista con sedute saltuarie.

 

 

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